Indennità e rimborsi dei senatori – speciale referendum

La riforma interviene sugli emolumenti dei senatori. Il testo elimina le loro indennità, mentre altre economie sono dovute alla semplice riduzione del loro numero. Alcune voci sono facili da calcolare, ma diverse altre dovranno essere disciplinate in seguito.

parlamentari ricevono un trattamento economico che si compone dell’indennità, della diaria e di rimborsi ad altro titolo (spese generali, strumenti informatici ecc.). La riforma costituzionale interviene su queste voci di spesa riducendo il numero dei senatori e eliminandone le indennità.

La fonte normativa principale delle indennità parlamentari è l’articolo 69 della costituzione, che oggi recita:

«I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge»

La riforma modifica questo articolo sostituendo la parola “parlamento” con “camera dei deputati”.  Quindi la carica di senatore – che coinciderà con il mandato da consigliere regionale o da sindaco – non darà diritto a un’indennità parlamentare aggiuntiva rispetto a quella ricevuta per l’incarico nell’ente territoriale.

Questa novità vale sia per i 95 membri eletti dai consigli regionali, sia per i 5 di nomina presidenziale per 7 anni. Ne resteranno esclusi i senatori di diritto e a vita in qualità di presidenti emeriti della repubblica, in quanto come specificato dall’articolo 40 della legge di riforma:

«(…) lo stato e le prerogative dei senatori di diritto e a vita restano regolati secondo le disposizioni già vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale»

Lo stesso vale per i senatori di nomina a vita attualmente in carica, secondo l’articolo 39:

«(…) i senatori a vita in carica alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale permangono nella stessa carica, ad ogni effetto, quali membri del Senato della Repubblica»

Tolte queste eccezioni, possiamo stimare quanto varrebbe il risparmio sulle indennità non più corrisposte per i 315 senatori elettivi e quelli a vita. Dal rendiconto del 2015, vediamo che il senato ha speso in quell’anno oltre 41,2 milioni di euro per le indennità dei suoi membri. Sottraendo l’indennità di 315 senatori, il risparmio consisterebbe in in 40,5 milioni di euro.

Invece la diaria, cioè l’importo per le spese di soggiorno a Roma, verrebbe corrisposta per 100 senatori anziché 315, comportando una riduzione di spesa di circa 9 milioni di euro all’anno.

Se su indennità e diaria è abbastanza semplice stimare il risparmio, più complesso calcolare le economie per gli altri rimborsi spese che oggi spettano ai senatori. Poiché questi vengono corrisposti per servizi e dotazioni che la regione già fornisce al consigliere regionale (ad esempio gli strumenti informatici), si potrebbe ipotizzare che sarebbero aboliti. Ma non è possibile dirlo con certezza perché questo aspetto sarà disciplinato solo a riforma approvata, dopo il referendum.

Un altro scenario ipotizzabile è che i rimborsi vengano ridotti solo in proporzine al numero dei membri. In questo caso, visto che per queste voci il senato ad oggi spende 22,6 milioni l’anno, il risparmio sarebbe di 15,6 milioni di euro. Ma, a differenza dei circa 50 milioni derivanti da diaria e indennità, questi sono ipotetici e dipenderanno da come verrà attuata la riforma.

Un’altra spesa che potrebbe essere tagliata è l’assicurazione del senatori. Nel 2015 è costata 1,8 milioni di euro; con la nuova composizione a 100 membri si otterrebbe un risparmio di quasi 1,3 milioni.

Per approfondire: