La mappa dei fondi pubblici ai gruppi regionali

I consigli di tutte le regioni italiane stanziano annualmente dei fondi per finanziare l’attività dei gruppi, per una cifra totale che supera i 30 milioni di euro all’anno. Soldi che sono spesso stati citati nelle cronache giudiziarie per le malversazioni e gli scarsi controlli sul loro utilizzo.

trasferimenti ai gruppi regionali vengono erogati per due scopi: pagare il personale a loro disposizione (impiegati, consulenti, tecnici giuridici) e fare fronte alle spese ordinarie di funzionamento. Quest’ultimo tipo di spese in particolare, poco rendicontate e talvolta utilizzate per scopi impropri, sono state oggetto di una stretta in anni recenti.

Dal 2012 un decreto del presidente del consiglio, d’accordo con le regioni, fissa alcune regole su come impiegare correttamente il contributo per le spese di funzionamento ai gruppi nei consigli regionali. Il contributo può essere usato per:

  • spese di cancelleria;
  • acquisto di libri, quotidiani e riviste;
  • spese telefoniche e postali;
  • promozione dell’attività del gruppo;
  • acquisto di spazi pubblicitari per la promozione dell’attività del gruppo.

L’autorizzazione di queste ultime due voci porta i gruppi istituzionali a sostituirsi, in parte, al ruolo di comunicazione e di mediazione politica proprio dei partiti. Per questo i gruppi, anche quelli parlamentari, stanno acquisendo una rilevanza sempre maggiore sia nel sistema del finanziamento pubblico, sia a livello politico.

La riforma Renzi-Boschi, se approvata nel referendum in autunno, prevede l’abolizione dei contributi ai gruppi politici nei consigli regionali. In attesa di capire come si riconfigurerà questo canale di finanziamento, vediamo quanti soldi erogano le regioni ai gruppi consiliari.

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In media, il contributo vale circa 39mila euro per ogni consigliere regionale e poco meno di 60 centesimi per ciascun abitante nella regione. Nel 2014, è il Molise la regione che pro capite versa più denaro ai gruppi nei consigli regionali (€ 3,61) , seguita da Trentino Alto Adige e Sardegna, con circa 2,5 euro a testa (il dato di quest’ultima però va preso con cautela, in quanto è del 2012, cioè prima che operassero le riforme in materia). Seguono Basilicata (1,86 euro), Liguria (1,73 euro) e Valle d’Aosta (1,43 euro).

Nelle ultime 4 posizioni il Veneto (0,14 euro), la Puglia (0,08 euro), la Toscana (0,07 euro) e, per finire, Lombardia, la regione che versa meno soldi pro capite ai gruppi nei consigli regionali (0,05 euro) .

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