Parlamento, un giugno vacanziero grazie alle elezioni

È un mese particolarmente rilassato per i nostri parlamentari. Solo otto le sedute di aula per la camera, e sei per il senato. Mentre le commissioni si sono riunite nel corso di soli 10 giorni. I lavori sono ripresi il 21, dopo lunghe pause per la campagna elettorale. 

La campagna elettorale per le amministrative è appena terminata. Il voto nelle città ha monopolizzato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. E il discorso politico è rimasto concentrato sulle elezioni, anche perché per molti giorni in parlamento sono stati sospesi i lavori dell’aula e delle commissioni.

Un evento che per quanto abituale, quello di chiudere il parlamento nelle ultime settimane della campagna elettorale, desta comunque delle perplessità. Da inizio anno la camera e il senato hanno tenuto in media rispettivamente 18 e 16 sedute al mese. Da inizio giugno siamo fermi a 8 e 6.

Un dato quindi due volte inferiore alla media della camera, e quasi tre volte a quella del senato. Ovviamente a questi numeri vanno aggiunti i lavori delle commissioni che, come generalmente accade, si sono riunite un po’ più spesso. Sia a Montecitorio che a Palazzo Madama le commissioni hanno avuto sedute nel corso di dieci giorni (a maggio i giorni di riunione per le commissioni erano stati 18 alla camera e 16 al senato).

Il mese deve ancora finire, e le sedute non tengono conto della mole di ore effettivamente lavorate, ma lo scenario è quantomeno curioso. Forse diventa doveroso chiedersi se è davvero necessario sospendere completamente i lavori del parlamento durante le campagne elettorali. Perché sfugge proprio lo scopo di questa sospensione, soprattutto quando si tratta di elezioni locali. Che senso ha non far lavorare i membri del parlamento nazionale, quando in ballo ci sono i comuni locali?

Domande a cui è ancora più difficile rispondere se si aggiunge il generale clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni nel nostro paese. Perché mettere ulteriore carne sul fuoco, quando proprio a inizio di quest’anno il presidente emerito Giorgio Napolitano aveva accusato deputati e senatori di lavorare troppo poco? Perché “approfittare” di un ballottaggio per chiudere, come ha fatto il senato, dal 9 giugno al 21 giugno? Perché fare tutto questo dopo le polemiche intorno a deputati e senatori che si sono candidati a sindaco senza lasciare il proprio incarico in aula?

Nell’attesa di risposte, auguriamo ai nostri parlamentari un buon ritorno al lavoro.

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