Soldi ai partiti, i contributi da persone fisiche

Le nuove norme che hanno riformato il sistema del finanziamento pubblico hanno favorito nuovi canali di entrata, tra cui i contributi da persone fisiche, cioè privati cittadini. Con effetti interessanti sugli introiti dei principali partiti italiani.

Nell’ordinamento italiano, sono due le regole che disciplinano le erogazioni liberali ai partiti. In primo luogo, la possibilità di detrarre il 26% della cifra donata, se compresa tra i 30 e i 30mila euro. Secondo, la previsione di un tetto di 100mila euro per ogni persona fisica. Queste due scelte normative hanno prodotto alcuni effetti evidenti.

A partire da Forza Italia: nel 2013 quasi il 100% delle entrate era rappresentato da contributi da persone fisiche: si trattava in realtà di un’unica donazione di 15 milioni, conferiti da Silvio Berlusconi all’atto della fondazione. L’anno successivo questa possibilità è stata inibita dalla legge 13/2014 (che appunto ha fissato un tetto massimo di 100mila euro alle donazioni), e la quota di finanziamento proveniente da persone fisiche è scesa al 37%.

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Per tutti gli altri partiti, sembra che l’aumento della detrazione abbia influito più del tetto alle erogazioni. E infatti l’aumento è generalizzato per tutti: Pd (da 30,66 a 39,92%), Lega (da 30,78 a 38,54%), Fdi (da 14 a 19,69%). Ma soprattutto colpisce il dato di Sel, unico partito a raccogliere oltre metà dei finanziamenti attraverso questo canale, passando in un anno dal 32,94% al 51,44%.

Per Ncd nel 2014 questa entrata rappresentava poco meno di un quarto del totale, mentre è 0 sul bilancio del M5s.

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