Chi può e chi non può. Tutte le variabili di matrimoni, unioni e adozioni in Europa

Solo 7 paesi su 28 dell’Unione europea non regolano in alcun modo le unioni civili e le coppie di fatto, e non consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’Italia è uno di questi, ma presto alcune cose potrebbero cambiare, se il ddl Cirinnà verrà approvato in via definitiva. 

Siamo rimasti in pochi. Presto forse ne saranno ancora meno, se in Italia il ddl Cirinnà verrà approvato in via definitiva alla camera. In Europa solo sette paesi non riconoscono legalmente né le unioni civili né il matrimonio omosessuale né le convivenze di fatto. L’Italia è tra questi paesi, ma dal 9 maggio, data fissata per l’inizio della discussione in aula, il nostro paese potrebbe invece entrare tra le fila di quanti hanno introdotto un istituto ulteriore al diritto di famiglia, aggiuntivo al matrimonio. Non farà invece parte del gruppo che consente l’adozione del figlio del partner, la cosiddetta stepchild adoption, norma stralciata dal testo della legge prima del voto al senato a febbraio. Anche se in realtà questa possibilità è prevista in via straordinaria dalla legge sulle adozioni.

Sono sette i paesi che ancora non hanno regolato né le unioni civili o il matrimonio fra persone dello stesso sesso, né le convivenze: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e, appunto, Italia.

Per la prima volta il matrimonio per tutti, cioè disponibile anche per le coppie omosessuali, è stato introdotto Paesi Bassi, ed era il 2001. A 15 anni di distanza sono 10 i paesi europei in cui il matrimonio è riconosciuto per tutti. Per le coppie dello stesso sesso è possibile sposarsi in Francia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Danimarca, Portogallo Lussemburgo, e da novembre 2015 anche in Irlanda.  A Malta è invece possibile far riconoscere il matrimonio contratto all’estero anche tra due donne o due uomini

In realtà le prime forme di regolamentazione delle unioni tra coppie gay o lesbiche risale ai primi del novecento: i primi patti di convivenza tra persone dello stesso sesso sono infatti datati 1989 e sono stati registrati in Danimarca (si veda European Family Law, volume III, a cura di Jens M. Scherpe, EE Publishing)

Nella tabella sono segnalate le diverse possibilità previste nei 28 paesi dell’Unione europea per matrimoni, adozioni, convivenze e unioni civili, secondo quanto riportato dall’associazione Ilga Europe (i dati utilizzati sono reperibili qui).

Oltre alle unioni civili e al matrimonio in diversi paesi è possibile stabilire degli accordi tra conviventi, ma in questo caso non sono di solito previsti gli stessi doveri e gli stessi diritti garantiti dai primi due.

L’adozione alle coppie omosessuali è invece consentita in 11 paesi su 28 dell’Unione europea. A questi si aggiunge la Germania, dove le coppie dello stesso sesso non possono fare richiesta di adozione, ma possono adottare il figlio del partner (la stepchild adoption). In Irlanda la situazione è invece invertita: gay e lesbiche possono adottare, ma non è espressamente regolata l’adozione del configlio.  

Attualmente i paesi più “permissivi” su questi aspetti del diritto di famiglia sono Belgio, Francia e Paesi Bassi; in questi tre paesi per qualsiasi tipo di coppia sono previsti matrimonio o unioni civili, è possibile stringere patti di convivenza, ed è possibile adottare sia direttamente sia il figlio del partner. Invece in Spagna e Regno Unito alcune di queste possibilità hanno limitazioni territoriali. 

 Matrimonio per persone dello stesso sessoUnioni civiliConvivenzeAdozioneStepchild adoption
Austria
xxxx
Belgioxxxxx
Bulgaria
Ciprox
Croaziaxx
Danimarcaxxxx
Estoniax
Finlandiaxx
Franciaxxxxx
Germaniaxxx
Greciax
Irlandaxxxx
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgoxxxx
Maltaxxx
Paesi Bassixxxxx
Polonia
Portogalloxxxx
Regno Unitosolo in alcune regionisolo in alcune regionixxx
Repubblica Cecaxx
Romania
Slovacchia
Sloveniaxx
Spagnaxsolo in alcune regionisolo in alcune regionixx
Sveziaxxxx
Ungheriaxx

Per approfondire: