Elezioni, i virtuosi che rendicontano le spese sostenute dal partito

Molti parlamentari liquidano la faccenda del proprio rendiconto elettorale dichiarando di aver usato solo materiali e mezzi messi a disposizione dal partito. Queste spese andrebbero però comunque rendicontate. Così come fanno due esponenti del Pd. E come invece non fa la ministra Boschi.

Il deputato Paolo Fontanelli e la senatrice Emma Fattorini, entrambi Pd, aggiungono un dettaglio interessante alla loro dichiarazione elettorale. Nel rendiconto economico della loro campagna elettorale i due parlamentari dichiarano di aver usato materiali elettorali e servizi messi a disposizione dal partito. Ma a differenza di molti altri, loro quantificano il valore di quanto ricevuto dalla formazione politica di appartenenza, in totale e nei dettagli per diverse voci di spesa.

Sappiamo così per esempio che il Pd ha speso 12.800 euro in attività a favore della senatrice Fattorini, tra cui spese per la presentazione delle liste elettorali, per materiali propagandistici e per l’organizzazione di manifestazioni. Il deputato Fontanelli specifica invece di aver ricevuto dal pd  1.846 euro sotto forma di materiali e mezzi propagandistici, comprese le manifestazioni in luoghi pubblici.

Il contributo non in denaro ma in servizi è in realtà molto frequente. Ma nella grande maggioranza dei casi viene al massimo segnalato con una formula generica e senza fornire cifre o dettagli di qualsiasi tipo.

“Dichiaro di essermi avvalso esclusivamente di materiali e mezzi messi a disposizione dal partito”, è di solito la formula usata senza avere cura di dare la cifra del valore ricevuto in questo modo.

In realtà il costo di questi servizi andrebbe rendicontato. Andrebbe cioè specificato il valore dei materiali e mezzi ricevuti.

Nella legge 515 del 10 dicembre 1993 (art. 7 comma 6) si legge:

Oltre alle informazioni previste da tale legge [la norma sulla dichiarazione patrimoniale, n. 441 del 1982, ndr] alla dichiarazione  deve  essere  allegato  un  rendiconto   relativo   ai
contributi  e  servizi  ricevuti  ed  alle  spese  sostenute.

Quantificare i servizi ricevuti sembra tanto più importante per il rispetto di un altro dettato della norma, i limiti di spesa stabiliti per ciascun candidato. Sempre l’articolo 7, al comma 2, della stessa legge recita:

Le spese per la propaganda elettorale direttamente riferibile al
candidato, ancorche’ sostenute dai  partiti  di  appartenenza,  dalle
liste o dai gruppi di candidati, sono computate, ai fini  del  limite
di spesa di cui al comma 1,  tra  le  spese  del  singolo  candidato,
eventualmente pro quota. Tali spese debbono essere quantificate nella
dichiarazione […]

Quindi, nei rendiconti dei singoli, devono essere quantificate anche le spese sostenute dal partito .

Invece si nota una certa disinvoltura nell’assimilare l’assenza di spese sostenute di tasca propria con l’assenza di spese in assoluto. Ma evidentemente si tratta di un’assimilazione impropria.

Ne troviamo traccia nella dichiarazione della ministra Boschi, che ha depositato documenti in duplice versione: una da parlamentare, e pubblicata dal sito della camera, e una da ministra e reperibile sul sito del governo. Nella prima versione Boschi scrive:

Schermata 2016-04-04 alle 15.23.39

 

Nella versione da ministra afferma invece di non aver sostenuto alcuna spesa per fare campagna elettorale, riferendosi evidentemente all’assenza di uscite sostenute di tasca propria, ma non accennando più alle spese sostenute dal partito: 

Schermata 2016-04-04 alle 15.35.54
È dunque utile chiarire il fatto che il resoconto delle spese sostenute per ciascun candidato è importante in generale per una chiarezza dei bilanci dei partiti, e in particolare per il conteggio contributi ricevuti dai singoli, nel rispetto dei tetti massimi stabili dalla legge.

Per approfondire: