Consulenze e incarichi esterni, quanto costano ai comuni?

Non sempre tra i dipendenti di un comune ci sono tutti i profili professionali che servono, specie per le necessità straordinarie. In questi casi, il comune può affidare l’incarico ad un professionista esterno. Vediamo a quanto ammonta il costo di queste collaborazioni.

Da qualche tempo il tema si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica a causa di alcuni abusi nell’uso delle consulenze, sanzionati anche dalla corte dei conti.

In base al testo unico degli enti locali (D.Lgs. 267/2000, art. 110, c. 6):

Per obiettivi determinati e con convenzioni a termine, il regolamento può prevedere collaborazioni esterne ad alto contenuto di professionalità.

Il testo unico sul pubblico impiego è ancora più stringente (D.Lgs. 165/2001, art. 7, c. 6). Questa norma fissa una serie di criteri piuttosto rigidi, ad esempio:

  1. l’amministrazione si può rivolgere all’esterno solo per attività legate alle sue competenze dirette, come determinate dall’ordinamento;
  2. deve aver accertato l’oggettiva impossibilità di affidare l’incarico ai dipendenti interni all’ente;
  3. deve stabilire preventivamente: durata, luogo, oggetto e compenso della collaborazione;
  4. la prestazione è temporanea e non rinnovabile; anche in caso di proroghe eccezionali il compenso resta quello già pattuito.

Secondo un recente pronunciamento della corte dei conti (sez. della Basilicata, sentenza n. 36/2015) se mancano questi presupposti di legge l’affidamento di incarichi esterni può costituire danno erariale.

Non è raro leggere nelle cronache locali, e talvolta nazionali, di polemiche e accuse sull’utilizzo delle consulenze.

Per avere una dimensione del fenomeno, abbiamo utilizzato la piattaforma Openbilanci per verificare quanto spendono annualmente i comuni italiani alla voce “incarichi professionali esterni”.

In particolare, partendo dai bilanci consuntivi del 2013, abbiamo osservato qual è il costo pro capite per le 15 città italiane più popolose. È da sottolineare, però, che non si tratta necessariamente di spese non virtuose.

Nell’anno preso in considerazione, è Firenze la città che pro capite ha speso di più in incarichi esterni. Nel 2013 capoluogo toscano spende € 9,51 per abitante, in vistosa crescita rispetto ai due anni precedenti, in cui si attestava tra i 2 e i 3 euro pro capite.

Sul podio anche le due più grandi città italiane: Milano (seconda con € 6,39) e Roma (al terzo posto con 3 euro a testa).

Sotto la quota di un euro per abitante, troviamo i maggiori capoluoghi delle regioni meridionali, come Napoli, Bari e Parlemo. All’ultimo posto Messina, senza alcuna spesa in incarichi e consulenze esterne.

 

Scarica le classifiche di tutti i comuni divisi per regione:

 

Per approfondimenti: