Dichiarazioni patrimoniali: come prima, anzi peggio

Pubblicate le dichiarazioni patrimoniali 2015. Nessun miglioramento nell’apertura delle informazioni su beni, redditi, partecipazioni e incarichi in società dei politici nazionali. Il decreto trasparenza rimane ancora inapplicato. E una postilla esenta eventuali volenterosi.

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Questa volta si può dire reticente. La classe politica nazionale è reticente all’apertura delle proprie informazioni reddituali e patrimoniali.

Si può dire reticente perché anche quest’anno vengono diffuse le solite scansioni di pdf di moduli scritti a mano , difficili da leggere, impossibili da analizzare con strumenti informatici per ricavarne dati e nozioni di interesse pubblico. Quali per esempio informazioni d’insieme su partecipazioni societarie e incarichi in aziende ricoperti da parlamentari e membri del governo, dunque i possibili punti di contatto tra potere politico e potere economico. O per tutti i movimenti economici delle campagne elettorali in occasioni delle votazioni.

Sul sito parlamento.it sono state pubblicate le dichiarazioni patrimoniali 2015, e non solo non c’è stato nessun passo avanti in termini di trasparenza. Ma anzi una postilla informa che i membri del governo non parlamentari non possono, neanche volendo, diffondere materiale esaustivo sul loro conto. Per l’esattezza si legge:

(*) Si avverte che per i membri del Governo non appartenenti al Parlamento non è prevista la facoltà per l’interessato di chiedere la pubblicazione integrale della documentazione reddituale, che risulta quindi circoscritta al solo quadro riassuntivo

Rimane inoltre invariata la difformità dei moduli tra le varie istituzioni , così come non c’è traccia per il momento di controlli sull’accuratezza delle informazioni diffuse da ciascun politico.

Eppure la legge 33/2013 (il cosiddetto decreto trasparenza) parla di obblighi di apertura per tutti i titolari di incarichi pubblici, elettivi e non. Non resta dunque che sperare nella buona volontà dei singoli, e aspettare di vedere se gli stessi esponenti di governo vorranno pubblicare informazioni complete sui siti dei ministeri di riferimento. Ma anche se questo avvenisse, nessuno passo avanti è stato compiuto per uniformare i formati tra le varie istituzioni e agevolare l’accesso alle informazioni da tutte le possibili fonti istituzionali (parlamento o ministeri o altro).

Il decreto trasparenza parla inoltre di dati da pubblicare in formati aperti, di completa accessibilità, di interoperabilità. E ancora non c’è traccia di esplicita dichiarazione dei compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, e quelli di eventuali altri incarichi pubblici.

Val la pena ricordare alcuni passaggi della legge 23/2013. Un estratto dell’articolo 6:

Le pubbliche  amministrazioni  garantiscono  la  qualità  delle informazioni riportate nei  siti  istituzionali  nel  rispetto  degli obblighi  di  pubblicazione  previsti  dalla   legge, assicurandone l’integrità,  il  costante   aggiornamento,   la   completezza,   la tempestività, la semplicità di consultazione, la  comprensibilità, l’omogeneità, la facile accessibilità.

Una frase dell’articolo 7:

I documenti le informazioni e i dati oggetto  di  pubblicazione obbligatoria […] sono  pubblicati in formato di tipo  aperto

E ancora, dall’articolo 14:

Obblighi di pubblicazione concernenti i componenti degli organi di indirizzo politico
1. Con riferimento ai titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale regionale e locale, le pubbliche amministrazioni pubblicano con riferimento a tutti i propri componenti, i seguenti documenti ed informazioni:
a) l’atto di nomina o di proclamazione, con l’indicazione della durata dell’incarico o del mandato elettivo;
b) il curriculum;
c) i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici;
d) i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti;
e) gli altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti;

Tutte prescrizioni rimaste lettera morta.

Anche se i singoli opteranno per la trasparenza, l’analisi dei dati rimarrà compito arduo, realizzabile solo con un cospicuo lavoro per informatizzare e riordinare le informazioni pubblicate. Solo in seguito si potrà analizzare in modo sistematico proprietà e redditi, partecipazioni societarie, quote o azioni di proprietà che possono rivelare possibili conflitti di interesse, così come gli incarichi in aziende di vario tipo ricoperti in contemporanea con il ruolo di parlamentare, ministro o sottosegretario.

Con la campagna Patrimoni trasparenti sono stati messi in evidenza tutti i punti critici delle informazioni che, per legge, i politici sono tenuti a rendere pubbliche. Sono state elencate le norme di riferimento, i passaggi in cui l’apertura dei dati non avviene così come indicato dalla legge, le buone pratiche già realizzate ed è stato fornito un vademecum per i volenterosi che, al di là della lentezza istituzionale, cominciano col dare il buon esempio diffondendo informazioni più esaustive sul proprio conto.

Per il momento non si può che constatare la disattenzione agli obblighi di trasparenza e la lentezza da parte delle istituzioni nel garantire informazioni davvero chiare, facilmente accessibili e consultabili.

 

Per approfondire: