Campagne elettorali, il ruolo ambiguo dei partiti

A volte danno e a volte prendono dai singoli candidati. I partiti compaiono in una quantità di voci differenti sia tra le entrate che tra le uscite dei rendiconti elettorali dei singoli politici. Ma spesso non forniscono il dovuto dettaglio su contributi, servizi e materiali forniti ai singoli. 

In questo modo è molto difficile fare luce sui movimenti economici generati per le campagne elettorali . Nel grande caos che regna nella materia dei rendiconti elettorali, un ulteriore elemento di confusione è l’intervento dei partiti e delle formazioni politiche di appartenenza. I quali da un lato in alcuni casi danno soldi ai singoli per le loro campagne elettorali o mettono a disposizione materiali e servizi (per altro spesso rendicontati alla rinfusa o dichiarati in via generica, per esempio senza quantificarne il valore economico), dall’altro a volte prendono soldi dai candidati, andando così a incidere sia tra le entrate che tra le uscite dei budget dei singoli rendiconti. Senza che tutto ciò sia rendicontato con metodo uniforme.

I partiti compaiono in una quantità di voci differenti nelle dichiarazioni elettorali . Per esempio tra le uscite compaiono sia i contributi versati dai singoli ai rispettivi partiti, sia le spese sostenute dal partito ma per conto dei candidati; altre volte il contributo del partito compare invece tra le entrate. 

Il partito con il saldo più consistente tra entrate (quello che i candidati gli versano) e uscite (quello che i candidati ricevono) è Fi-Pdl (quasi 261mila euro di attivo) seguito da Ap e Pd. In “uscite” sono state aggregate le voci “spese sostenute dal partito” e“contributi o servizi ricevuti dal partito”. In “entrate” è riportata la voce “contributo al partito”. L’unico gruppo con saldo negativo tra entrate e uscite da parte dei propri candidati è il M5s (- 574 euro).

29

Per approfondire: