Interrogazioni parlamentari, troppe senza risposta

Da inizio Legislatura, oltre l’80% delle interrogazioni parlamentari non ha ricevuto risposta. Se questa non è una novità, lo è il fatto che questo strumento, di solito appannaggio dell’opposizione, è stato usato con maggior successo dal Pd.

Uno dei compiti che la Costituzione affida al Parlamento è il controllo sull’attività del Governo. Ciò avviene perlopiù attraverso le interrogazioni a risposta scritta che Deputati e Senatori rivolgono ai Ministri. Uno strumento necessario per i controllo e il monitoraggio di come agisce l’Esecutivo.

Ultimamente, purtroppo, è stato un strumento un po’ “dimenticato” dai vari Governi che si sono susseguiti. Nella scorsa Legislatura, il Governo guidato da Silvio Berlusconi aveva risposto al 39,33% delle interrogazioni parlamentari, mentre il Governo Monti si era fermato al 29,33%.  I Governi Letta e Renzi messi insieme non hanno certamente migliorato la situazione.

Delle oltre 9.200 interrogazioni a risposta scritta depositate in oltre un anno e mezzo di Legislatura, poco più di 1.300 hanno ricevuto risposta. Una percentuale di successo che a malapena supera il 14%, lasciando ben oltre l’80% delle interrogazioni non concluse.

Per sua natura è solitamente utilizzato dai partiti di opposizione, per tenere sotto controllo il Governo. Stupisce quindi che ad oggi, il gruppo parlamentare che ha un tasso di risposta maggiore sia il Partito Democratico (19,80%), che ha ricevuto oltre 400 risposte alle quasi 2.100 interrogazioni depositate.

Ultime in classifica per percentuale di successo Nuovo CentroDestra (8,22%) e Grandi Autonomie e Libertà (8,86%). Gruppo parlamentare con maggiori interrogazioni depositate è il Movimento 5 Stelle, oltre 2.700, ma il numero di quelle con risposta non raggiunge neanche quota 300.

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