Verso le Europee: Tobin Tax, chi l’applica veramente e come

Nata da una proposta della Commissione, la Tobin Tax Europea stenta a prendere il largo. Sono solo 11 i Paesi Ue favorevoli, che comunque la rinvieranno a non prima del 2016. Cosa implica veramente?

Tutto era nato da una proposta della Commissione Europea a inizio 2013 per introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie tra gli Stati Membri a partire dal primo gennaio 2014. A rispondere in maniera favorevole sono stati 11 Paesi su 28, un gruppo capeggiato da Francia, Germania e Italia. 

Da quel momento le cose sono andate molto a rilento, con una piccola accelerazione nelle ultime settimane. A inizio maggio, in una riunione a margine di Ecofin, gli 11 paesi hanno fatto il punto sulla situazione. L’idea è avere un piano di battaglia per fine 2014, con il lancio ufficiale della tassa per il 2016. 

I sostenitori del provvedimento lo considerano un modo per contrastare le speculazioni finanziarie che tanto hanno destabilizzato il mercato e alimentato la crisi. Come se non bastasse, come ogni tassa, si tratterebbe di una risorsa economica in più per le casse dello Stato.

Il fronte dei detrattori, chiaramente composto da banche e trader, invece vede il rischio di fuga di capitali verso altri Paesi in cui la tassa non esiste. 

Il Governo di Mario Monti, un forte sostenitore della tassa, la introdusse a livello nazionale.  La “Tobin Tax all’italiana” si applica a tutte le transazioni (a carico del solo acquirente, ovunque sia residente) su azioni di società italiane aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro a prescindere dal Paese di provenienza dell’ordine.

Implementarla a livello europeo darebbe la possibilità di sfruttarne al meglio il potenziale. Un primo passo intermedio potrebbe essere l’istituzione di un rete fra gli Stati Membri favorevoli. Mancando fra questi il Regno Unito il suo raggio d’azione sarebbe ridotto, ma rappresenterebbe comunque un inizio.

Data quindi la sua importanza, abbiamo deciso di inserirlo fra i temi di VoiSieteQui. In questo modo chiediamo ai partiti di prendere posizione e al tempo stesso invitiamo i cittadini ad esprimersi e confrontarsi su un punto fondamentale per la politica italiana ed europea.

I paesi che hanno detto Sì (in blu) e quelli che hanno detto No (in rosa) alla Financial Transaction Tax dell’Unione Europea

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Per approfondimenti: