Ma la trasparenza funziona davvero? Facciamo una prova?

La vera politica ha bisogno di discrezione. Se si tratta di tattica e delle schermaglie preliminari, vanno bene i salotti in tv, le dichiarazioni ai giornali e per i più aggiornati addirittura twitter. Ma quando bisogna decidere e quindi occorre trattare, fare scambi e trovare accordi, quando insomma si fa sul serio, allora acqua in bocca! Riserbo, cautela, prudenza e segretezza, in ossequio alle esigenze degli arcana impèrii.

Poi sì, è vero, i segreti sono da noi spesso quelli di Puncinella e i giornalisti campano sulle soffiate e le indiscrezioni che trapelano da dietro le quinte. Ma questo non fa che confermare l’assioma di fondo: il potere con le sue ragioni, i suoi equilibri e i suoi conflitti non può essere pubblico. Anche i migliori intenzionati in fatto di trasparenza e partecipazione e bla bla bla… tutti in fondo, assennatamente, concordano sul fatto che le decisioni vanno prese in pochi. Ma soprattutto in segreto, davanti una crostata, in un camper, nel privé di un locale del centro o a casa di un giornalista fidato.

Perché, sì va bene, il popolo è sovrano e va a votare, ma la gente, si sa, non può capire. E’ faziosa, idealista e dogmatica con quell’attaccamento ottuso ai programmi e agli impegni. Come si fa a fargli capire la complessità di una mediazione, a giustificare e rendere accettabile l’inevitabile do ut des che si accompagna ad ogni buona intesa? Quindi è per un fatto di responsabilità che i patti che stanno dietro le decisioni debbono restare segreti. Altrimenti nessun patto sarebbe più possibile, sarebbe la fine della politica. Così funziona il potere. Nei partiti, nelle istituzioni, in azienda, nei sindacati… Le ragioni che sottendono la gestione di risorse, interessi e posizioni di comando sono inconfessabili. Ma c’è il fatto, a tutti evidente, che così non funziona più.

C’è chi, invece, continua ad essere convinto che la che la politica abbia bisogno di trasparenza non solo perché è un principio buono ma anche utile. Perché se tutti sanno chi, come e perché intenda assumere una decisione, raggiungere un compromesso o stringere un patto, se tutti gli interessati hanno gli elementi per farsi un’idea, allora questo in realtà faciliterebbe il raggiungimento degli obiettivi. Tutto sarebbe meno tortuoso contradditorio oscuro e meno esposto a sconfessioni continue. Quando tutto è più chiaro per ciascuno sarà più difficile sottrarsi alle proprie responsabilità. Soprattutto quando il processo è interamente pubblico, le decisioni, i compromessi e i patti che ne sono il frutto, saranno più solidi e affidabili perché avranno maggiore legittimità.

Ma questa è teoria e allora vi proponiamo di sperimentare insieme il metodo della trasparenza fatta per davvero e applicarlo ad un caso concreto per vedere cosa succede.
Openpolis sta conducendo la campagna “Parlamento casa di Vetro” il cui obiettivo è quello di cambiare i regolamenti parlamentari per ottenere la piena pubblicità delle decisioni dei nostri rappresentanti nelle Commissioni della Camera e del Senato. Perciò quale migliore occasione?
Per raggiungere questo obiettivo occorre convincere la maggioranza assoluta dei Deputati e dei Senatori a votare la riforma. Cosa non proprio facile. Bisogna riuscire a sensibilizzare, fare incontri, raggiungere un testo comune, mettere insieme interessi, persuadere, convincere…
Bene, questo percorso è appena cominciato e vogliamo farne un resoconto pubblico puntuale. Raccontare di chi assume degli impegni (vedi Deputati, Senatori), degli incontri che riusciremo ad ottenere, dei loro risultati e dei passi successivi.

Dichiariamo a tutti i nostri interlocutori che il metodo seguito sarà parte integrante dell’obiettivo che intendiamo raggiungere, perché per raggiungerlo occorre la presenza e la spinta di cittadini, di opinione pubblica, organi di informazione ed elettori che chiedano conto ai rappresentanti degli impegni che si sono assunti. Per farcela abbiamo bisogno che “la gente” emotivamente e pragmaticamente comprenda e partecipi. Altrimenti non accadrà nulla. Ecco perché crediamo che la trasparenza possa funzionare. Un’attività di lobbying trasparente, condivisa, comunitaria in cui obiettivi, interlocutori, ragioni e interessi in gioco siano pubblici, dicharati e a tutti comprensibili, un Open lobbying.
Che dite ci proviamo? Potrebbe essere anche divertente…

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