Onorevole che vieni, senatore che vai

Pubblichiamo oggi sulle nostre pagine informazioni e statistiche sui cambi di gruppo di deputati e senatori. Con specifiche tabelle, analizziamo la composizione dei gruppi parlamentari e le variazioni nel corso della legislatura, indicando chi ha visto aumentare i propri aderenti e chi invece ne ha persi.
Per più della metà dei parlamentari interessati si è trattato di dar vita ad una nuova formazione politica. Come dichiarato dall’On.Fini, i 35 deputati (vedi elenco) e i 10 senatori (vedi elenco) di “Futuro e Libertà.Per l’Italia” hanno ormai archiviato l’esperienza del Pdl per dar vita ad un nuovo partito. Nella stessa categoria rientrano anche 9 parlamentari (6 deputati e 3 senatori) che hanno aderito ad “Alleanza per l’Italia”. La formazione del sen.Rutelli, però, non avendo i numeri necessari non ha potuto costituire propri gruppi e, pertanto si è strutturata come componente del gruppo misto.

Sono in molti ad aver cambiato partito. I gruppi parlamentari che hanno iniziato la legislatura perdono tutti parlamentari. L’emorragia maggiore è del Pdl, che ha visto andar via 50 parlamentari (40 deputati e 10 senatori) confluiti quasi tutti in “Futuro e Libertà.Per l’Italia”. Anche il Pd ha perso membri, -18 (11 deputati e 7 senatori) così come l’Idv, -7 (5 deputati e 2 senatori). L’unico a differenziarsi è l’Udc. Infatti anche se ha perso 8 deputati, può contare sull’apporto di 8 deputati e di 5 senatori provenienti da altri gruppi. Quindi il partito dell’on.Casini ha un saldo positivo di +5. Ad ogni modo, gli spostamenti dei parlamentari decretano un unico grande vincitore: il gruppo misto (+21 alla Camera e +4 al Senato).

Oltre al gruppo parlamentare, c’è anche chi ha cambiato schieramento. L’on.Baccini è passato dall’Udc (opposizione) al Pdl (maggioranza); percorso inverso per la deputata Mondello e la senatrice Poli Bortone, entrambe dal Pdl (maggioranza) hanno aderito all’Udc (opposizione). Questo dato può essere ulteriormente arricchito dall’analisi del gruppo misto. Siccome non è ascrivibile ad uno schieramento politico, abbiamo bisogno di aumentare le informazioni di cui disponiamo. A tal fine, utilizziamo le votazioni sui 5 punti programmatici del Governo, fatte alla Camera e al Senato. In questo modo, ci rendiamo conto che altri 12 deputati hanno cambiato schieramento: 8 deputati del gruppo misto che provenivano da partiti di opposizione hanno votato la fiducia al Governo, invece 4 deputati del gruppo misto che provenivano da partiti di maggioranza hanno votato contro. Al Senato la situazione invece è di un altro cambio di schieramento: il sen.Villari proveniente dal Pd ha votato la fiducia al Governo. In totale, i cambi di schieramento hanno interessato 16 parlamentari (14 deputati e 2 senatori) con un saldo di +4 per la maggioranza di governo.

Infine, segnaliamo il caso dell’On.Sbai, che ha prima aderito a “Futuro e Libertà.Per l’Italia” per poi pentirsene e ritornare nel Pdl. Situazione simile per l’on.Scanderebech che, eletto con l’Udc, al momento di iscriversi al gruppo parlamentare ha preferito il Pdl. Dopo un mese, ha cambiato idea ed è stato riabbracciato dall’on.Cesa.

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P.S.
La votazione sui 5 punti programmatici del Governo ha visto alla Camera il voto contrario degli on.Granata e on.Tremaglia del gruppo “Futuro e Libertà.Per l’Italia”. In questo caso non interpretiamo il voto dei 2 deputati come passaggio all’altro schieramento, e quindi all’opposizione. Per il momento, secondo noi, prevale l’appartenenza al gruppo, che ha ribadito di far parte della maggioranza.

12 pensieri su “Onorevole che vieni, senatore che vai

  1. Dante

    Con tutto il circolare dei parlamentari mi domando se il NON VINCOLO DI MANDATO sia ancora attuale.Mentre in passato non erano molto frequenti ora il salto della quaglia è diventato uno sport.Immagino che molti elettori si siano stancati di questa giostra.

  2. angelo

    L’art 67 della Costituzione recita” Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Ma la Nazione è costituita da cittadini i quali si riconoscono in un partito piuttosto che in un altro. Pertanto, quando un parlamentare viene eletto “sotto una bandiera” e poi cambia casacca o se ne inventa una nuova disattende le legittime aspettative dei suoi elettori. Detto questo ritengo che la nostra Costituzione necessiti di modifiche, non solo prevedendo che i parlamentari siano legati al vincolo di mandato, ma che quando un parlamentare non si riconosce più negli ideali del suo partito si dimetta e consenta al candidato primo dei non eletti nello stesso partito di prendere il suo posto.

  3. ketty

    Concordo in toto il commento di angelo del 25.11.10.mi chiedo inoltre a cosa serve il voto dei cittadini se poi la scelta viene ribaltata e si vuole imporre una linea e programma diversi da quelli votati(oltre le persone con i mandati).Addirittura si vuole imporre un governo tecnico di persone che non si sono votate,ma scusate,se si volevano quelli sarebbero stati votati o no??Comunque dopo più di 15 anni di militanza in an mi vergogno veramente del comportamento di Fini & co.Non ho approvato assolutamente lo scioglimento di an,doveva fare come la lega,appoggiare e non sfasciare per poi rifare….ci ha venduti per le sue ambizioni e poi ha rinnegato la destra ed i suoi valori.E’ il caso di dirlo:alto tradimento!!Fini va a casa che è meglio,faresti più bella figura che arrampicarti a sinistra e con i ni(ne si ne no)democristiani.Fini sparisci!!!

  4. Paolo

    Non sono molto d’accordo sul vincolo di mandato.
    Credo che la mancata previsione del vincolo di mandato da parte del nostro ordinamento costituzionale risponda ad una importante necessità: che venga eletta a rappresentare i cittadini una persona che sì risponda ai bisogni di un certo elettorato, ma che eserciti la sua funziona nell’interesse del Paese.
    Il vincolo di mandato non farebbe che accentuare il legame che intercorre tra il rappresentante ed i suoi elettori spingendolo a limitarsi al “compitino” che gli è stato eventualmente assegnato dalla sua lobby di riferimento.
    Non credo inoltre che siano necessarie modifche costituzionali per permettere un parlamentare di dimettersi se non si riconosce più negli ideali del partito che viene eletto, starà alla sua coscienza decidere se farlo o meno.

  5. Corrado SFACTERIA

    Una accusa di ignoranza “tecnica ” mi è stata elevata da un frequentatore di un forum del PD perchè avevo scritto “qual’è ” con l’apostrofo. Aveva ,quel tale, chiamato in causa l’Accademia della Crusca . Molto opportunamente il gestore del forum aveva provveduto a fonte di citazione , da parte mia . della posizione di studiosi della grammatica italiana relativamente alle regole sull’elisione e all’uso comune dell’apostrofo per scrivere ” quale è “, a eliminare il post del provocatore.
    Io non voglio mettermi sullo stesso piano del censore frequentatore di un forum del PD e posso capire che possono sfuggire regole grammaticali sia per ignoranza sia per foga oratoria che per scelta di un linguaggio politico più comprensibile in un momento di crisi della politica.
    Se ripenso al linguaggio di Gianni e Pinotto ai tempi della invasione degli schermi della meno qualificata scenografia mi viene difficile criticare l’attuale linguaggio uscito da una chiostra di denti senatoriale .Non si può fare a meno di drizzare le orecchie quando alla televisione si sente dichiarare da chi siede nel Senato della Repubblica italiana ” I problemi che abbiamo “visti “!
    Ed al Senato ,credo , dovrebbero accedere non solo quelli in regola con l’anagrafe ma anche quelli in regola con la cultura non solo politica. Mi sbaglio ? perchè non si istuituisca un ufficio presso il Presidente del Senato per richiamare quei sentaori che al di fuori della camera non godono di immunità anche sotto il profilo della lingua italiana.Stante che non mi ritengo persona istruita mi alletta candidarmi per il Senato o augurarmi una elezione a vita.

  6. angelo

    Grazie Ketty.Vorrei replicare al commento di Paolo:
    a mio avviso il fatto che un parlamentare venga eletto nelle file di un partito e poi si sposti in un altro e poi magari torni ancora in quello più che esercitare la propria funzione nell’interesse del Paese mi pare che eserciti la stessa nel proprio interesse. Credo poi che ci debba essere un forte legame tra parlamentare ed il proprio elettorato, se no che l’ha votato a fare? E che c’entrano le lobby? Le lobby sono trasversali ai partiti…Poi, figuriamoci,appellarsi alla coscienza di ognuno (parlamentare) nel caso di sopravvenuta mancanza di riconoscimento negli ideali di partito mi pare un proposito possibile solo in un mondo perfetto! Infine credo che prendere in considerazione anche la possibilità di modificare la Costituzione non rappresenti blasfemia.
    Vorrei infine segnalare a Corrado che secondo me il suo post non ha molta attinenza all’argomento trattato.

  7. Paolo

    Caro angelo,
    concordo con te su fatto che sia innegabile che il legame tra il parlamentare ed il proprio elettorato (riconosco ho parlato a sproposito di lobby, l’ho inteso, sbagliando, come un sinonimo di elettorato). Ritengo però che tale legame non debba tramutarsi in un vero e proprio vincolo soltanto perchè in questo determinato periodo storico vi è una più o meno generalizzata sfiducia nella classe politica.
    Capisco che il mio appellarmi alla coscienza del singolo parlamentare possa far ridere (e di questi tempi come non farlo) credo però anche in questo caso debba necessariamente prescindere dal caso concreto, altrimenti si fa poca strada.
    Infine non ho assolutamente detto che modificare la Costituzione debba essere una blasfemia, penso soltanto che lo si debba fare solo se necessario.

  8. giampiero

    Vedo che si parla molto del vincolo di mandato, addirittura proponendo di modificare la Costituzione per inserirlo. Ma pensiamo davvero che con il vincolo di mandato il parlamentare risponderà al corpo elettorale del suo operato? Penso proprio di no, semmai sarà ancor più di quanto non sia oggi ostaggio e complice delle decisioni del segretario del suo partito. La transumanza è fisiologica nei sistemi politici, alcune volte è nobile, generalmente è spregevole, e ci accompagna dall’unità d’Italia ad oggi. L’unica novità dei cambi di casacca dei tempi presenti – e dal fisiologico passiamo al patologico – è che ci troviamo in presenza di una democrazia malata e di un sistema dei partiti fondaot sul personalismo. E debbo dire che mi hanno molto preoccupato le parole di un politico che si presenta come un campione della legalità, Antonio Di Pietro. L’ex pm, riferendosi al “tradimento” dei suoi due parlamentari ha scritto sul blog che “se dovessimo metterci a fare la conta di quanti deputati nei vari partiti hanno tradito, credo che nessuno nel centrosinistra possa scagliare la prima pietra”. insomma, tutti colpevoli nessun colpevole. Il problema per concludere non è vincolo di mandato sì, vincolo di mandato no, il problema è lo stato dei partiti e la selezione dei gruppi dirigenti

  9. georgiastark

    Potrà sembrare “strano”, ma conosco qualche onorevole che è anche “persona di coscienza” e che in base ad essa opera scelte al di là di “vincoli di mandato” e di opportunità/opportunismo del momento, sopportandone RESPONSABILMENTE ogni conseguenza.
    Mi chiedo e Vi chiedo:come mai la democrazia viene definita “malata”? Abbiamo dimenticato che la “democrazia siamo noi”? Sarà il caso di farci un esame di coscienza?

  10. corrado

    Visto l’art.18 secondo comma titolo I e l’art.49 titolo IV parte I della Costituzione ,è fatto obbligo a qualsiasi associazione di natura politica e non politica ( partiti, movimenti, enti di diritto pubblico etc. )di rendere pubblici e consultabili gli elenchi dei propri iscritti con tutti i mezzi di diffusione vigenti (stampa, internet ,cd-rom-dvd etc.) .Saranno considerate segrete e sciolte le associazioni che non pubblicano tali elenchi.
    Gli iscritti a movimento quale la lega nord che giurano in base allo statuto della lega sono soggetti a sanzione e la loro adesione alla Lega incompatibile con cariche istituzionali.

  11. corrado

    Non voglio scrivere sul coccio il nominativo di quel ministro che ha esclamato :”Non c’è n’è di bisogno!”.
    Ed in effetti oggi non c’è bisogno di onorevoli e senatori che cambiano gruppo.Personalmente ,da indipendente eletto in un gruppo dell’ex PCI, ho aderito al centro sinistra ma era il momento in cui il PCI apparteneva agli interessi della unione sovietica più che a quella italiana. Sono stati pochi quelli che hanno osato scegliere per la democrazia avendo capito per tempo il pericolo del comunismo rosso.Il sistema ha premiato i carri armati in Ungheria…Ma oggi, anche se non vi è vincolo di mandato, non esiste l’esigenza di salvare la democrazia e chi modifica la sua collocazione tradisce se stesso e dovrebbe dimettersi. Dovrebbe , semmai, rinnergare la Lega Nord chi accetta di fare il ministro od il sottosegretario o svolgere
    un ruolo politico istituzionale italiano od europeo.L’acquiescenza delle Istituzioni somiglia alla accettazione della schizofrenia ( schizein del frenos ) quale degenerazione del sistema politico e diseducazione dei cittadini alla conoscenza dei suoi reali significati di razionalità e coerenza.

  12. corrado

    Scorrendo le tesi espresse in questo blog a proposito della opportunità del mantenimento del legame socio-politico dell’eletto con i proprio elettorato mi sembra che si faccia confusione fra eletti negli enti locali e eletti nei due rami del Parlamento. Se si potrebbe ritenere doveroso un rapporto di servizio e quindi di legame con la cittadinanza ( indipendentemente dal voto ) da parte di soggetti eletti negli enti locali (regione,provincie, comuni e comunità montane )che intendono interessarsi delle istanze locali legittime e non mafiose ,diventa irrazionale valutare il contributo di un deputato o senatore e dei partiti di appartenenza fondato sui favori o consigli ai suoi elettori ( come fà a riconoscerli ? )e non sull’impegno che gli fiserva la costituzione di impegnarsi pr la soluzione di esigenze a carattere nazionale. Solo chi non ha una vera statura politica degna della Nazione può mantenersi con l’uffico a disposizione dei suoi elettori e del pubblico. Aberrazione istituzionale ?

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